lunedì 27 novembre 2006

e a proposito di arte

Ma per Maria è diverso. Lei sarà preoccupata dalla "decadenza artistica" e dalla mia miseria, che io non trovo poi così terribile. Quello che sta fuori -a questo mondo ciascuno "sta fuori" rispetto ad altri- trova una cosa sempre peggiore o migliore di quello che ci sta dentro, sia la "cosa" felicità o infelicità, pena d'amore o "decadenza artistica". A me non importerebbe nulla di fare del buon lavoro di clown o anche soltanto delle smorfie di buffone in delle sale che sanno di muffa, davanti a un pubblico di massaie cattoliche o di infermiere protestanti. Il solo guaio è che queste associazioni a sfondo religioso hanno un'infelice concezione dell'onorario. Ovviamente la presidentessa di una di queste associazioni pensa che cinquanta marchi sono una bella somma e se uno li prende per venti sere al mese dovrebbe farcela. Ma se poi le faccio vedere il conto del trucco che mi metto sulla faccia e se le spiego che per fare i miei esercizi ho bisogno di una camera d'albergo più grande di due e venti per tre, lei probabilmente pensa che ho un'amante più costosa della regina di Saba. Se però le racconto che vivo quasi esclusivamente di uova alla coque, brodo, polpette e pomodori, quella si fa il segno della croce e pensa che devo essere denutrito, perchè non faccio ogni mezzogiorno un "pasto sostanzioso". [...]. Ho già rinunciato da molto tempo a parlare con qualcuno di denaro o di arte. Dove le due cose vengono in contatto, la faccenda non funziona mai: l'arte è pagata o troppo o troppo poco. Una volta in un circo ambulante inglese ho visto un clown che quanto a mestiere ne sapeva venti volte più di me e come artista valeva almeno dieci volte di più, e non guadagnava più di dieci marchi per sera. Si chiamava James Ellis [...]. Da quando ho conosciuto James, non parlo più di denaro e di arte. Prendo le cose come vengono e conto sul lastrico. Maria invece ha tutt'altre idee per la testa; parla sempre di "messaggio", tutto è "messaggio", anche quello che faccio io; io che sono così gaio, a modo mio così pio eccetera eccetera.

Heinrich Boll, Opinioni di un clown

Chiedo scusa se parlo di Maria,
non del senso di un discorso quello che mi viene,
non vorrei che si trattasse di una cosa mia
e nemmeno di un amore, non conviene.
Quando dico parlare di Maria
voglio dire di una cosa che conosco bene,
certamente non è un tema appassionante
in un mondo così pieno di tensione,
certamente siam vicini alla pazzia
ma è più giusto che io parli di Maria
la libertà, Maria la rivoluzione, Maria il Vietnam, la Cambogia,
Maria la realtà!
Non è facile parlare di Maria,
ci son troppe cose che sembrano più importanti,
mi interesso di politica e sociologia
per trovare gli strumenti ed andare avanti,
mi interesso di qualsiasi ideologia
ma mi è difficile parlare di Maria
la libertà, Maria la rivoluzione, Maria il Vietnam, la Cambogia,
Maria la realtà!
Se sapessi parlare di Maria,
se sapessi davvero capire la sua esistenza
avrei capito esattamente la realtà,
la paura, la tensione, la violenza,
avrei capito il capitale, la borghesia,
ma la mia rabbia è che non so parlare di Maria
la libertà, Maria la rivoluzione, Maria il Vietnam, la Cambogia,

Maria la realtà!Maria la libertà, Maria la rivoluzione, Maria il Vietnam, la Cambogia, Maria la realtà, Maria la realtà, Maria la realtà
Giorgio Gaber

1 commento:

Anonimo ha detto...

magnifico.